MICHELE
ANTONINI
SPORT & LIFE
COACH

Le posizioni percettive

Nell’articolo precedente Il cervello umano: la teoria del cervello tripartito, abbiamo parlato della teoria formulata da Paul MacLean che individua tre aree nel nostro cervello e ne spiega la diversa funzione. Oggi voglio ampliare questo concetto, inserendolo nel contesto della PNL tramite le 3 posizioni percettive.


Al cervello rettiliano corrisponde in PNL la 1° posizione percettiva o posizione di forza: si può facilmente notare quando sentiamo qualcuno che parla principalmente con il pronome personale “Io”: “io sono fatto così”, “io ho permesso che facesse così”,  “io ho fatto tutto”, “secondo me è così”... Lo scopo di questa area del cervello è quella di proteggerci, quindi possiamo intuire che chi usa spesso la prima persona singolare nella propria comunicazione, in realtà in quel momento è sulla difensiva, anche se al contrario può sembrare molto sicura di sé. Sapendo ciò, invece di etichettare la persona come arrogante, possiamo tentare di capirla e vederla sotto un altro punto di vista, rispondendo nei suoi confronti in modo più utile e costruttivo per entrambi.


La 2° posizione percettiva è quella che attiva il cervello limbico, legato alla sfera affettiva ed alle emozioni. Al contrario della prima, la seconda posizione percettiva si concentra sulla protezione degli altri. Si può facilmente notare quando sentiamo qualcuno che parla principalmente con il pronome personale “Tu”: “Come ti senti?”, “Se io fossi in te”, “Penso a te”, “A me tu piaci”.


La 3° posizione percettiva è quella della neocorteccia, responsabile della nostra parte logica e razionale. É la nostra vocina interna, la posizione percettiva che abbiamo quando assistiamo a una discussione tra più persone e dentro di noi ragioniamo su chi abbia ragione, sulla coerenza delle loro motivazioni e sulla logica che ci sta dietro. Il modo di comunicare di questa posizione è l’utilizzo principale della terza persona singolare “Egli”. Vediamo il punto di vista degli interlocutori e il nostro, ne siamo disassociati e abbiamo una migliore capacità osservativa.


Partendo dal presupposto che ognuno utilizza alternativamente tutte e 3 le posizioni percettive durante la giornata, esistono comunque delle posizioni percettive predominanti. La figura professionale del Coach può supportare nell’imparare a riconoscerle e gestirle in sé stessi e negli altri, migliorando di gran lunga la propria interazione interna ed esterna nella vita di tutti i giorni.

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